martedì 22 luglio 2008

Bossi e i suoi finti attributi

Stamattina, leggendo "Liberazione", la mia attenzione non ha perso di vista l'articolo sulle dichiarazione di Bossi, scritto da Massimo Ilardi; il giornalista analizza lucidamente le ultime esternazioni pubbliche del leader leghista, creando una sorta di riflessione sulla storia d'Italia dal Risorgimento ad oggi.


tratto da Liberazione del 22/07/2008

Povero Bossi, povero Mameli

- di Massimo Ilardi -


In un paese privo di una cultura nazionale, ostile ad ogni senso dello Stato e dove solo la città in cui si nasce o si vive da lungo tempo assegna una pur minima identità, sbeffeggiare l’inno nazionale è come sparare sulla croce rossa. Non ci vuole un grande coraggio né una grande capacità di trasgressione. Non passa giorno che in televisione l’inno di Mameli non venga stroppiato o deriso in tutte le salse musicali conosciute.
Maggiore audacia avrebbe avuto lo sberleffo, se Bossi lo avesse diretto verso un qualsiasi inno di una qualsiasi squadra centro-meridionale: ad esempio verso quello della Roma o della Lazio o del Napoli o magari del Palermo. Allora sì che quel “toh” di disprezzo lanciato verso il povero e indifeso Mameli avrebbe avuto conseguenze molto più gravi di quelle sollevate dalla stampa e dalle istituzioni.
Ma Bossi, che è un vero animale politico, sa bene che l’appartenenza, quella vera, non si tocca se
non vuole immediatamente trasformarsi nella figura del “nemico” che raggruma e dà senso a quella stessa appartenenza.
Ma allora dov’è lo scandalo? Lo scandalo non è nel gesto di Bossi, nell’ampolla del sacro fiume Po, nei fucili dissotterrati pronti a sparare, nelle camice verdi, in tutti questi rituali istituzionali che sanno di plastica e che comunque si possono trovare in ogni supermercato della politica.
Lo scandalo è che su queste liturgie artificiali si montino intere pagine di quotidiani nazionali, si producano trasmissioni televisive, si spendano fiumi di parole...sul nulla senza affrontare la vera questione nazionale: e cioè che da Palermo a Milano, da Torino a Trieste non esiste uno spirito nazionale, non siamo una nazione unita e molto probabilmente non lo saremo mai.
Bossi non s’inventa nulla con la Padania: la Padania, o, meglio, le Padanieesistono realmente nella cultura, nei dialetti locali, nei comportamenti degli individui, nelle mentalità. Come esistono realmente i Meridioni. E così anche Roma e le regionicentrali. Tutti divisi ma tutti accomunati da un profondo senso antistatale e antistituzionale. Bossi, che da dirigente politico ha invece fin nelle
sue viscere la disciplina istituzionale, cerca disperatamente con quei rituali di disegnare un ordine simbolico per organizzare le sue truppe. L’abbassamento delle tasse e la salvaguardia della fabbrichetta non sarebbe sufficienti a creare un “popolo”padano.
Ma la questione su cui cominciare seriamente a discutere è un’altra. Sulla nostra Storia dal Rinascimento a oggi.
E' proprio nella tradizione italiana far nascere sul terreno del conflitto interno, dello scontro violento tra fazioni, il dinamismo creativo della sua cultura. Proprio quando lo spirito di fazione prende il sopravvento e allontana l'infezione buonista e del "politicamente corretto", solo allora gli italiani sembrano dare, dentro questa tradizione dell'essere parte, il loro meglio. Si ritrovano e reagiscono i loro "spiriti animali" la cui forza non si misura con indici economici o forzature ideologiche ma attraverso la conoscenza - scrive Jacques Le Goff - di una storia lenta. La storia della vita materiale e delle mentalità che diventano forza non quando rappresentano bisogni e aspirazioni universali, ma quando si incarnano in minoranze sociali. Se è così, i nostri sociologi, giornalisti, filosofi, commentatori vari, persino politici dovrebbe interrompere questo continuo piagnisteo sulla nostra incapacità di partecipare, di solidarizzare, di essere uniti.
Al contrario di quello che si pensa, la differenza italiana può tornare qui, prima o poi, a giocare un ruolo politico di primo piano; può tornare ad essere quel laboratorio di cultura politica che è sempre stata. Dipenderà ancora una volta dall'intensità del conflitto che riuscirà a mettere in campo. Con buona pace della nostra classe dirigente, questa sì in serio declino.

3 commenti:

Jago ha detto...

Chissà quanti sono gli stati, in Europa e nel mondo, che possano vantare finti movimenti autonomisti con un piede nella capitale, l'altro nella reazione piccolo-borghese, una mano nella mafia, e l'altra ad alzare il medio... così... per salvar l'apparenza di ribellione.

ANNA ha detto...

Credo che non abbia senso sprecare altre parole sull'argomento...
una persona come Bossi credo che sia la vergogna di questo paese... non solo a livello politico, ma anche umano!
Non aggiungo altro...

Iron ha detto...

Il personaggio, L'On. Bossi, lo conosciamo e di per sè non stupisce più di tanto... anche perchè ha fatto cose anche peggiori in tempi andati in cui aveva piene facoltà mentali.

La causa è forse nella recente (e non prima) bocciatura di uno dei suoi figli ?

Poco importa...

UNA COSA E' IMPORTANTE... NON DIMENTICHEREMO QUESTA FARSA VIOLENTA.

Non la dimenticheremo e sapremo cosa dire quando, per l'ennesima volta, tutti i politici ed i media attaccheranno gesti di violenze isolati in manifestazioni di migliaia di persone.
Ve lo ricordate per mezza bandiera bruciata in un corteo, peraltro spesso ad opera di pochi partecipanti ?
Era successo il finimondo.
A volte son bastati dei coretti antimilitaristi... sembrava che la sinistra fosse un covo di terroristi pazzi.

Oggi ci insegnano che, dopo tutto, un ministro può mandare a fare in culo mezza Italia ed il suo inno, (quindi la nazione stessa in fin dei conti), e rimanere tranquillamente al suo posto.

Povera Italia, Ipocrita Italia