venerdì 10 giugno 2011

12 - 13 GIUGNO 2011, 4 SI PER NOI, MA ANCHE PER GLI ALTRI.

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“il referendum sul divorzio e non capivamo perché, se vinceva il NO il divorzio c'era e se vinceva il SI non c'era”, Robespierre, Offlaga Disco Pax, testo di Max Collini.

Niente divorzio in discussione, ma ci ritroviamo qui, giugno 2011, costretti a ricorrere all’ennesimo referendum abrogativo, esprimendo 4 SI per dire NO ai scellerati decreti di legge approvati dall’attuale maggioranza di governo, e non solo.

La stessa Repubblica Italiana nacque da un referendum istituzionale, il 2 giugno del 1946, e da allora, nella storia della nostra emaciata democrazia repubblicana, siamo stati chiamati alle urne per pronunciarci in oltre sessanta referendum abrogativi. Strumento che ha permesso di salvare il Paese, almeno normativamente, dalla deriva reazionario – conservatrice (divorzio 1974, aborto 1981, nucleare 1987), il referendum abrogativo rimane una delle pochissime forme di democrazia diretta concessa ai cittadini e trova validità solo se viene superato il quorum (ossia la metà più uno degli aventi diritti al voto).

La bocciatura dell’election day (che prevedeva l’accorpamento dei referendum alla data delle elezioni amministrative) con il conseguente spreco di oltre 300 milioni di euro pubblici, da parte del Ministero dell’Interno e la retromarcia annunciata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri sul rilancio del nucleare nel settore dello sviluppo economico, rientrano in una determinata e spietata strategia elettorale: invitare la cittadinanza ad “andare al mare”, secondo ricetta craxiana, per evitare il raggiungimento del quorum, screditando il valore della partecipazione diretta popolare alle scelte politico/economiche del paese.

Ma analizziamo nello specifico i quesiti, secondo le denominazioni sintetiche riportate nella Gazzetta Ufficiale, che riguardano ACQUA, NUCLEARE e LEGITTIMO IMPEDIMENTO:

1) modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione. – votando SI, si contrasta l’accelerazione sulle privatizzazioni imposte dal decreto Ronchi (135/2009) e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese. Tale decreto, prevede l’affidamento del servizio idrico a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga il 40%, limite minimo obbligatorio da raggiungere entro il dicembre 2011. Quota che dovrà essere portata al 70% entro il dicembre 2015, a discapito del pubblico, costretto a scendere al 30%;

2) determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma. – votando SI, si impedisce di fare profitti sull’acqua e si determina una immediata riduzione della tariffa pagata da ogni cittadino, eliminando dalle bollette la quota del 7% riguardante il capitolo di spesa sulla remunerazione del capitale investito, che non è direttamente collegata al reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio;

3) nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norma. – votando SI, s’impedisce il ritorno del nucleare in Italia, contro quanto inserito nel decreto legge (diventato legge il 6 agosto 2008) in materia di “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico”, dell’affittopolaro Scajola, che prevede la costruzione di circa 13 nuove centrali nucleari, assi portanti del nuovo piano energetico nazionale. Questione fortemente sentita, in seguito al recente disastro nucleare giapponese di Fukushima Daijchi, e dopo che la cittadinanza era già stata portata ad esprimersi nel 1987, attraverso un referendum, che si concluse con una netta affermazione dei SI, pari a circa l’80% delle preferenze, con il quorum superato al 65,10%;

4) abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n°51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n°23 del 2011 della Corte Costituzionale. – votando SI, si rispetta l’articolo 3 della nostra Costituzione, secondo cui “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”, e si permette che il Presidente del Consiglio venga giudicato da un tribunale per le vicende che lo vedono nel banco degli imputati. Sicuramente il quesito che provocherà maggiori ripercussioni politiche.

Siamo chiamati a dire la nostra su tre vitali questioni che riguardano la salvaguardia del nostro futuro, nella difesa di quei beni che dovrebbero essere primariamente patrimonio universale e per l’affermazione del principio decisionale di ogni singolo cittadino. Emancipiamoci dalla morsa soffocante del profitto, facciamoci “sardi” (il 15 e 16 maggio, nel referendum consultivo, oltre il 97% dei sardi ha detto NO al nucleare ) e andiamo alle urne i prossimi 12 e 13 giugno, per tracciare 4 SI: “FACCIAMO BATTERE IL QUORUM!”.





Marco Roscetti per la Federazione della Sinistra, PRC.